ANPI sez. Rocchetta Tanaro

Last update 1 February 2020

Durante la seconda guerra mondiale, l’Astigiano accolse migliaia di sfollati da Torino, Genova e da altri centri industriali e fin dai primi mesi di guerra, le sconfitte militari, i disagi della vita quotidiana, la fame incrinarono il consenso popolare verso il fascismo.

Dopo l’8 settembre 1943, le campagne astigiane aiutarono in modo sistematico gli sbandati, mentre furono pochi coloro che risposero ai bandi della Repubblica sociale italiana. La natura collinare del territorio, la dispersione della popolazione in piccoli centri, la distanza dalle linee del fronte consentirono a molti giovani di rimanere a lungo in una situazione di “renitenza protetta”. Sulle colline tra il Tanaro e la Valtiglione, piccoli gruppi di sbandati iniziarono ad organizzarsi in bande partigiane a partire dalla tarda primavera del 1944.

Nei “Boschi del Marchese”, ora facenti parte del Parco naturale di Rocchetta Tanaro, si tennero le prime riunioni clandestine tra renitenti alla leva della valle del Tanaro. Organizzate da elementi più anziani che avevano già fatto la scelta della lotta partigiana, queste riunioni furono decisive per convincere molti giovani della zona ad entrare nelle fila della resistenza. Particolarmente importante fu la riunione tenutasi alla Canà alla fine di giugno del 1944, organizzata dal rocchettese Giovanni Vignale, reduce da un’esperienza partigiana in montagna, con la presenza di Dionigi Massimelli Nestore di Cortiglione e di Battista Reggio Gatto, di Belveglio, che avevano già organizzato la lotta partigiana nella vicina Val Tiglione:

"...sentii parlare di lotta armata, di sabotaggio, di democrazia, di libertà, di giustizia sociale, di una Patria nuova ... di organizzazione...Era un linguaggio nuovo, erano idee nuove, erano orizzonti più vasti." (cit. Stefano Icardi Niso)

Agli inizi del luglio 1944, nacque così a Rocchetta un distaccamento partigiano garibaldino. Il transito in paese di reparti della Brigata nera di Asti esponeva il paese a continui pericoli, così il 2 agosto 1944 il ponte che collegava le due sponde del fiume Tanaro venne distrutto dai partigiani, ma pochi giorni dopo, il 26 agosto, persero la vita in uno scontro con una pattuglia fascista sulla strada che collega il paese alla frazione di Sant’Emiliano i partigiani rocchettesi Giovanni Vignale e Luigi Sardi. Furono i primi partigiani caduti nella zona e la loro morte indusse altri giovani del paese ad aderire alla resistenza. Vignale venne decorato con medaglia d’argento al Valor militare e a lui venne intitolata la 100a Brigata Garibaldi dell’VIII divisione “Asti”.

Tra il 30 ottobre ed il 2 dicembre 1944, il paese fece parte della Repubblica partigiana dell’Alto Monferrato, un’ampia area comprendente una quarantina di comuni tra il Tanaro, le Langhe e la pianura alessandrina, controllata dalle forze partigiane e amministrata da una Giunta popolare con sede prima a Nizza Monferrato e poi ad Agliano Terme.

Il momento più tragico per la resistenza e per la popolazione contadina fu l’inverno 1944-1945, quando i rastrellamenti nazifascisti, le razzie, gli arresti e le deportazioni in Germania di civili, partigiani e renitenti riportarono la guerra nelle strade di ogni paese.

All’alba del 2 dicembre 1944, reparti tedeschi e fascisti attraversarono il Tanaro, avanzando nella piana tra Castello d’Annone e Rocca d’Arazzo. La battaglia durò per diverse ore, ma nel primo pomeriggio, data l’impossibilità di resistere all’attacco, i partigiani ripiegarono verso la Val Tiglione e ricevettero l’ordine di raggiungere le Langhe o di occultarsi in zona. Nelle ore successive, tedeschi e fascisti attaccarono anche nelle zone di Masio, Canelli ed Isola e, nel giro di pochi giorni, occuparono tutti i paesi che avevano dato vita alla Repubblica partigiana dell’Alto Monferrato.

I partigiani si sbandarono, molti furono catturati e deportati in Germania, altri trovarono rifugio nelle campagne innevate, nelle tane e nei fienili isolati, mentre la paura penetrava anche nelle case delle più piccole frazioni, occupate dai nazifascisti. Rocchetta visse in quei giorni il dramma dell’arresto e della deportazione di 37 giovani partigiani e renitenti del paese, tra questi Battista Sardi, che riuscì a fuggire dal campo di smistamento di Bolzano.

Solo la cattura del locale presidio della Guardia nazionale repubblicana da parte di partigiani delle brigate Matteotti, avvenuta il 28 febbraio 1945, consentì la ripresa dell’attività resistenziale su larga scala nell’intera zona a ridosso del  Tanaro.

Un monumento in Piazza della libertà e alcuni cippi posti nelle frazioni ricordano gli undici partigiani del paese caduti o morti nei campi di sterminio nazisti.

La provincia di Asti, coi suoi 748 partigiani caduti, è insignita di Medaglia d’Oro e il Comune di Rocchetta Tanaro è decorato con Medaglia d’Argento al Valor militare per meriti partigiani.